“He surpasses the framework of architecture to raise questions that transcend eras and borders” ha affermato la giuria, che ha elogiato l’approccio lungimirante e il profondo impegno dell’architetto giapponese nello sviluppo di una metodologia transnazionale che ha favorito il dialogo tra Oriente e Occidente.
Architetto, urbanista e teorico, Arata Isozaki è l’ottavo architetto giapponese ad aver ricevuto il Premio Pritzker, l’ultimo a precederlo è stato nel 2014 Shigeru Ban.
Ad oltre 50 anni dall’inizio della sua carriera, Isozaki conta progetti in ogni angolo del mondo e numerosi si trovano in Italia: è stato infatti tra i protagonisti delle trasformazioni olimpiche di Torino 2006 firmando il Palasport per l’hockey su ghiaccio, dei nuovi sviluppi in altezza milanesi con il grattacielo del Gruppo Allianz di City Life e anche di accesi dibattiti nazionali come per il progetto dell’uscita degli Uffizi a Firenze ancora irrealizzato.
La sua carriera inizia negli anni ’60, nel periodo di rinascita del Giappone dopo le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale, e si è caratterizzata per uno sforzo verso la ricostruzione non solo fisica ma anche culturale.
Dal 2005 ha aperto a Milano, insieme al suo socio italiano Andrea Maffei, lo studio Arata Isozaki & Andrea Maffei Associati srl.